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Uemon Ikeda

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Blu e grigio 21 luglio 2013, caldo torrido e diluvio

Mentre la pioggia si abbatteva sui cavalcavia del Pigneto trasformandosi in un fiume,

i pesci iniziavano a volare nel cielo. Quando finì, la terra battuta dell’isola spartitraffico si asciugò velocemente. Là trovavo tanti specchi d’acqua, stagni di pigmenti. Scoprivo le ali del pesce volante nel mondo, circondato dai colori delle persone sugli specchi d’acqua.

Dicono che alcuni pesci volando in alto diventano draghi.

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Racconti paralleli

Uemon Ikeda, artista giapponese, da quasi cinquant’anni residente in Italia, si definisce “romano” a tutti gli effetti. Vive il suo amore per l’Italia in maniera talmente intensa da sognare in italiano. I suoi racconti “paralleli” sono costituiti da aneddoti personali e professionali, ricordi d’infanzia legati al Giappone e veri e propri tableaux della periferia romana e dello stile di vita italiano, visti con gli occhi di un artista orientale. Se per Cartesio «l’uomo non è che una canna, la più debole della natura, ma è una canna che pensa», Ikeda definisce se stesso «una canna che sogna, una canna sognante».

  Da allora, sbocciati con particolare intensità negli ultimi anni, le sue opere temporanee sono state esposte in molti scenari simbolici della Città Eterna: negli spazi esterni della Sinagoga-Tempio Maggiore di Roma (Giornata Europea della Cultura Ebraica), Piazza Farnese, Piazza Trilussa (festa de’ Noantri 2012), il giardino di Villa Borghese, nella piazza del Campidoglio (Giornata della Terra 2013) e "Architetture aeree: linee, fili, web net", accolta nello stesso anno nella piazza del MAXXI in occasione della Giornata del Contemporaneo. Nel Novembre 2018 ha collaborato alla riapertura di Palazzo Reale a Napoli disegnando un percorso con la sua istallazione personale “site specific” che avvolgeva l’interno del Palazzo Reale fino ad arrivare al restaurato Giardino pensile.

Alla realizzazione dell'opera hanno collaborato numerosi studenti dell'Accademia di Belle Arti di Napoli, tutti molto entusiasti di poter essere d'aiuto alla realizzazione di questa gigantesca ragnatela. Prende parte alla Japan Week in Venice con una suggestiva installazione.

A conferma della sua duplice radice, Ikeda ha esposto prevalentemente in importanti gallerie di Roma e di Tokyo; dal 1987 ad oggi è presente in significative rassegne internazionali di arte contemporanea.

 Nel 1991 alla collettiva “Simultaneità - Nuove Direzioni dell’Arte Contemporanea Giapponese” a Palazzo Braschi a Roma, ha esposto sempre a Roma al Museo laboratorio di arte contemporanea dell'Università La Sapienza nel 2000 con la personale “Acrobazia” e nel 2005 con la personale “Un ragazzo che voleva vivere nel rettangolo” a cura di Simonetta Lux e nel 2017 ha partecipato alla 102esima edizione della NIKA Exibition presso il Centro Nazionale delle Arti di Tokyo una delle tre esposizioni d’arte più importanti in Giappone.

Nello stesso anno la De Luca Editori d'Arte ha presentato la monografia: UEMON IKEDA.

Nel 2004 collabora con la cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea della Facoltà di Storia presso l’Università degli Studi di Roma 1 “La Sapienza” in veste di formatore per i Tirocinanti e docente delle varie lezioni di Arte Concettuale durante gli anni accademici.

Il filo rosso di Ikeda è il simbolo in occasione del Consiglio Direttivo Nazionale del Gruppo Donne Imprenditrici di FIPE-Confcommercio svoltosi il 25 ottobre 2021 nell’ambito della Fiera a Host Milano Fiera Milano Rho. Dal 2007 ad oggi collabora con lo studio Marta Bianchi - InEvoluzionet.

Vive e lavora a Roma

Uemon Ikeda nasce a Kobe, in Giappone, il 5 Aprile del 1952. Il suo percorso artistico ha inizio negli anni 70 a Tokyo con il Maestro Takeshi Yoshino, assistente di Junji Wakebe che realizzò la statua di Yukio Mishima. Il Maestro gli consigliò che se voleva fare l’artista doveva andare all’estero o a New York o a Roma. Ikeda ha scelto l’Italia.

A ventun anni si trasferisce a Roma, sua città di adozione, dove presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma si diploma nel 1977 con Venanzo Crocetti. Permane, a caratterizzare il suo processo espressivo, il forte legame con la cultura d’origine costantemente metabolizzato e rielaborato dalla fusione con la cultura occidentale.

Le sue scelte espressive si concentrano su aspetti decisamente concettuali declinandosi in codici linguistici differenziati che oscillano dalla pittura all’architettura, dal disegno alla fotografia, dall’installazione al “teatro impossibile” fino a giungere alla scrittura.

Il suo sguardo isola segmenti di realtà urbane smaterializzandone la spazialità occidentale mediante quel concetto, tutto orientale, di “vuoto”, che si fa spazio scenico, teatro. Le sue "architetture aeree" sono opere effimere, che prendono vita attraverso un filo di lana e seta, che sapientemente intessuto dall'artista, palesa le forme ideali di architetture sospese all'interno di luoghi pubblici e di interesse culturale.